giovedì 4 luglio 2013

Che tristezza, le parrocchie vanno in vacanza.

Eh già, dopo le estenuanti fatiche pastorali dell'anno liturgico, con l'arrivo dell'estate anche le parrocchie affiggono all'ingresso la scritta "Chiuso per ferie". Che tristezza questo stile!!!
Mi faceva riflettere un articolo che ho letto in questi giorni di uno dei più grandi pastoralisti d'Italia contemporaneo; questi affermava: "Avviene, forse inconsapevolmente, che le attività delle nostre comunità parrocchiali seguono una calendarizzazione che riprende similmente, se non identicamente, il modello scolastico: iniziano tra settembre/ottobre e terminano tra maggio/giugno con la celebrazione delle Prime Comunioni. Poi, tutto tace o quasi durante i mesi di luglio e agosto, fatte salve, almeno quello, le celebrazioni eucaristiche".
Perchè ritengo alquanto desolante questo stile? Perchè credo che i mesi di luglio ed agosto andrebbero sfruttati ugualmente per continuare a realizzare una pastorale permanente che, per sua natura, non può mai sospendersi.
Ad esempio, luglio e agosto sono un tempo propizio per:

1. continuare o, addirittura, incominciare percorsi di pastorale biblica o liturgica aperti ai fedeli che non andranno in villeggiatura per 60 giorni (soprattutto in questo tempo di crisi economica che non permette) e, dunque, sarebbero facilmente reperibile e, forse, più disponibili a seguirli. Ne sarebbero ancor più favoriti coloro che in vacanza non ci andranno affatto o faranno semplicemente da pendolari tra mare e casa.
2.  Tra educatori, catechisti e animatori, sotto la guida del parroco, sarebbero mesi favorevoli per tentare anzitutto di fare una approfondita verifica delle attività svolte nel tempo appena trascorso e, successivamente, partendo proprio dai dati offerti dalla verifica, ripensare o progettare le attività che andranno realizzate dal successivo autunno.

Il problema delle nostre parrocchie (non di tutte, ma certamente di molte)? Non tanto e non solo il persistere della mentalità che accennavo all'inizio: luglio e agosto, tempo di ferie anche per la pastorale; ma, cosa ancor più grave, la totale mancanza di quelle due paroline prima accennate: VERIFICA e PROGETTO. Sono sicuro che alcune parrocchie, sotto l'occhio attento del proprio pastore, verificheranno il cammino fatto e progetteranno quello da fare. Tante, troppe altre, invece, vivono "di anno in anno", senza una progettualità, magari pluriennale, che cerca di raggiungere un obbiettivo prefissato verso cui tutte le attività parrocchiali tendono.