giovedì 13 giugno 2013

PIETA' POPOLARE: TANTI DOCUMENTI, POCA DECISIONE PASTORALE

E' di appena un mese fa l'ultimo documento che la Conferenza Episcopale Campana (CEC) ha pubblicato sul fenomeno della pietà popolare (processioni, pellegrinaggi, devozioni, ecc.) presente sul nostro territorio. In particolare, i vescovi hanno tentato, attraverso questo ennesimo scritto, di spronare tutti i vari operatori pastorali, in primis i parroci, a prendere sul serio questa realtà e a pensare per essa un progetto pastorale di evangelizzazione.
La pietà popolare non va disprezzata; essa è ormai parte del nostro popolo, della nostra cultura e rappresenta, per molte persone, un tentativo di "contattare" il Trascendente. Il problema si pone quando le feste popolari "non rendono credibile la fede da parte dei lontani", perchè svuotate del loro contenuto cristiano; quando si presentano del tutto "prive di ogni valore di autentica testimonianza cristiana".
Il chiaro riferimento è alle persone che vivono la loro fede soltanto in quesi momenti, quando credono di rendere culto a Dio, alla Madonna o ai Santi esclusivamente in questi getti che poco hanno di autenticamente religioso. Tra queste, purtroppo, non mancano coloro che "vivono notoriamente in situazioni gravemente lesive della giustizia e dei doveri familiari", ma che poi appaiono "zelantissimi nel partecipare a manifestazioni di pietà popolare: processioni, offerte votive, feste patronali, etc.".
Quale rimedio a tutto questo? Nessuna nuova indicazione. I suggerimenti sono sempre gli stessi, anzi, più che suggerimenti sono diventate vere e proprie norme. Il documento le presenta dettagliatamente.
Il vero problema, a mio avviso, riguarda la volontà che i parroci e gli operatori pastorali (animatori, catechisti, partecipanti del Consiglio Pastorale parrocchiale, etc.) hanno di promuovere un serio progetto pastorale che abbia lo scopo i evangelizzare questo fenomeno, di renderlo più autenticamente cristiano e, dunque, più credibile. Affermano i vescovi della Campania: "perchè le feste religiose siano autentiche celebrazioni di fede incentrate sul mistero di Cristo [...] riteniamo indifferibile un'azione pastorale che si proponga [...] di formare, con una seria e puntuale catechesi, una sana opinione pubblica sul significato cristiano di questi riti collettivi".

Cosa avverrà? Il mio timore è che non accada proprio nulla. Il documento di vescovi, come i precedenti (a Nola l'ultimo emanato risale al 2007) rischia di essere ricnhiuso nel "cassetto dei ricordi" quando non addirittura frettolosamente cestinato.
Conosciamo le scusanti; c'è chi dice: "è facile scrivere documenti, ma guardiamo la realtà. Chi è disposto a "scontrarsi" con i battenti di Madonna dell'Arco, con i comitati dei Gigli, con le varie paranze organizzatrici? Come si fa a non fare questue durante le processioni? Come si fa a proibire i fuochi artificiali? E se anche si organizzasse una catechesi di "evangelizzazione", chi verrebbe?".
Ci sono altri, anche parroci, che, invece, guardano quasi con disprezzo i fenomeni della pietà popolare, ritenendoli "roba di popolo", riti di gente semplice, analfabeta, immeritevole di attenzione. Questa loro visione è resa esplicita dal famoso "Vabè..., falli fare..", non avendone alcuna considerazione positiva.
Eppure la pietà popolare non è affatto un fenomeno che va estinguendosi o che non ci appartiene. Come si spiega che migliaia di persone partecipano a certi riti, a certi pellegrinaggi, a certe feste e poi non fanno parte delle nostre comunità parrocchiali? Non sono oggetto di attenzione della cura pastorale? Eppure è un'opportunità incredibile dover poter evangelizzare.
Dovremmo cambiare totalmente registro. Non bastano i documenti, serve sensibilità, cura, attenzione pastorale, per non perdere altro tempo e altre occasioni.
















2 commenti:

  1. Almeno, tu hai fatto una bella scelta per il lavoro di tesi di licenza... Veramente dobbiamo iniziare ad avere il coraggio di prendere sul serio questa realtà. Pure da noi c'è questa pietà popolare, e non ho dubbio che si presenta come una vera oportunità pastorale per fare una vera evangelizzazione... come? Studio, preghiera, proposta, coraggio e sendo consapevoli, primi noi, che è veramente urgente prendere in considerazione questa realtà.

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