domenica 9 giugno 2013

IL CUORE COMPASSIONEVOLE DI DIO

A due giorni dalla solennità del Sacro Cuore di Gesù, per una felice coincidenza, la X domenica del tempo ordinario ci propone il racconto del miracolo del giovane di Nain. Questo brano è una "perla" tutta lucana; infatti solo l'evangelista Luca ci riporta questo miracolo.
Gesù si reca a Nain, un villaggio di piccole dimensioni e il suo cammino è interrotto da un rito funebre: un giovinetto, morto, viene portato al luogo della sepoltura. Dietro la bara la madre, vedova, attorniata da partenti e vicini ("una grande folla" sottolinea Luca) in preda alla disperazione più totale.
A questa povera donna la vita non ha risparmiato alcuno strazio; è una donna vedova, un duplice motivo per essere relegata ai margini della società al tempo di Gesù. Le era restata un'ultima speranza, un ultimo appiglio: il figlio, l'unico che aveva. Probabilmente questo figlio avrebbe potuto rappresentare per lei un riscatto economico e anche sociale. Invece le viene rubato anche il figlio. Potremmo dire che non ha più alcun motivo per vivere; ella "muore" con la morte del figlio.
Gesù passa e vede questa donna e proprio non ce la fa a restare indifferente, perchè è Dio e Dio, per sua natura, è amore, è comunione, è carità infinita. Allora si avvicina e, "preso da grande compassione" rassicura la donna: "Non piangere!". Interessante: l'evangelista dice che Gesù si mostra compassionevole e, in greco, utilizza il verbo che indica l'affetto viscerale che prova una mamma per il proprio figlio. Per un istante Gesù e la vedova provano lo stesso sentimento: la donna soffre per la morte del figlio, Gesù soffre per il dolore di questa donna.
Così Gesù compie il gesto: tocca la bara, disinteressandosi delle leggi sulla purità che ogni pio ebreo osservava (chi toccava un morto veniva poi considerato impuro) e resuscita il figlio, ordinandogli di alzarsi "Ragazzi, dico a te, alzati!", il verbo della resurrezione. Questo si alzò e Gesù lo restituì a sua madre.
Questi gesti ci dicono essenzialmente due cose:
  1. Gesù è il Dio della vita. A differenza di Elia (Prima Lettura) che può fungere solo da mediatore perchè il figlio della vedova di Zarepta riprendesse vita e prega Dio perchè ciò accada, Gesù non ha bisogno di pregare Dio Padre, è lui che dà la vita, è lui che ridona esistenza a quel giovinetto, perchè, come dirà nell'ultima cena, ha il potere di dare la vita e di riprenderla di nuovo.
  2. Gesù rigenera relazioni. Il male e la morte interrompono, distruggono le relazioni tra noi; la morte aveva sottratto il figlio alla madre. Gesù, nel restituire il giovane a sua madre, riposiziona la relazione tra i due.
Cosa può suggerirci la Parola di questa domenica? Gli spunti sono infiniti. Forse Gesù vuol dire a noi quella fantastica espressione di rassicurazione: non piangere; a noi che stiamo vivendo una situazione "di morte" Gesù si fa vicino, si accorge di noi, ci dimostra che Dio ha un cuore.
Forse ci suggerirci di alzarci, come fece con quel giovane. Ci incoraggia a riprendere vita, a non restare "caduti", ma a rialzarci, a ripartire. Alzati, risorgi, non restartene chiuso nella tua situazione di "morte".
Forse vuol insegnarci a essere uomini e donne di relazione, capaci di costruire relazioni, ponti di comunicazione con chi ci è vicino.

Buona domenica


















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